Dopo due album passati a usare l’elettronica come sound principale dei loro singoli, i Linkin Park tornano proponendoci un nuovo disco pieno di aspettative, esplorando nuovi stili e allo stesso tempo riutilizzando il Nu/Alternative metal dei primi album. Hip hop ed elettronica non sono comunque stati abbandonati ma vengono ripresi in alcune delle tracce.
Ma è un bene tutto ciò? Dopo gli ultimi album passati nell’incertezza i LP sapranno dimostrare di essere carichi e ritornare a quelle sonorità che li hanno distinti fin dall’inizio?
La prima traccia, Keys to the Kingdom, è una canzone molto aggressiva e azzardata che fa sentire subito il ritrovato sound dei primi album ma anche la ricerca della band di una costante evoluzione musicale.
L’album rimane sulla cresta dell’onda con War, canzone supportata da una chitarra incalzante e da una voce “punk rock” di Chester che dimostra saperci regalare ancora nuove emozioni; forse una delle tracce più riuscite.
Se da una parte hanno ripreso le loro origini con brani come Wastelands e War, dall’altra hanno saputo utilizzare nuove sonorità nel loro singolo Until it’s Gone dove, tramite tendenze hip hop/elettroniche che rimandano agli ultimi album, ci hanno proposto una nuova incalzante canzone che con le sue particolari sonorità vi catturerà fin dal primo ascolto.
Final Masquerade e A line in The Sand chiudono in bellezza con dolci melodie che rimangono in sintonia con l’intero album.
In aggiunta abbiamo la presenza di artisti esterni come Page Hamilton (chitarrista e cantante degli Helmet) e Daron Malakian, direttamente dai SOAD, che aggiungono il loro timbro a quello appena rinnovato dei LP. Apprezzati anche gli altri featuring, in particolare quello di Tom Morello nel lento instrumental Drawbar.
La nostalgia riecheggia in quest’album ma anche la volontà di spingersi sempre oltre, caratteristica che ha sempre contraddistinto i nostri Californiani. Nel complesso sono riusciti nel loro intento nonostante abbiano rischiato di ricadere nell’oblio degli ultimi album.
Consigliamo l’ascolto di questo album a tutti i linkinparkiani e non, lasciandovi decidere se le loro scelte rispecchiano il loro stile.
Nel video di seguito trovate la nostra videorecensione con pareri molto più soggettivi.