Per una volta non parliamo di remix, di versioni alternative o di demo. E nemmeno di scarti recuperati per giustificare ristampe lussuose solo nella confezione. “Out among the stars”, in uscita il 25 marzo, è un vero e proprio album di Johnny Cash, forse l’icona meno definibile della storia musicale degli ultimi sessant’anni. Un artista capace di attraversare epoche e stili musicali differenti lasciando sempre e comunque un’impronta fortissima, al punto di essere considerato universalmente come uno dei musicisti più influenti del ventesimo secolo.
Ora, dopo anni passati a raccogliere polvere in chissà quale scaffale, arriva sul mercato “Out Among The Stars”, un disco (vero) che Cash registrò tra il 1981 e il 1984, ovvero all’inizio del decennio meno felice della sua carriera. Un periodo in cui The Man In Black, scomparso nel 2003, era ormai lontano dagli anni dei Sun Studios di Memphis, quando insieme a Elvis Presley, Jerry Lewis e Carl Perkins contribuì in maniera decisiva all’esplosione del rock’n’roll, e dai suoi storici concerti nelle prigioni che contribuirono a incrementare la sua fama di artista “fuorilegge”. E un periodo in cui i fasti dell’ultima fase della sua carriera, quella coincisa con l’ingresso nell’etichetta American Recordings del produttore Rick Rubin, che grazie alle fascinose cover di brani di artisti come Depeche Mode, U2 e Nine Inch Nails lo rese celeberrimo anche presso il pubblico più giovane, non erano nemmeno ipotizzabili. Una fase interlocutoria, dunque, segnata da un forte calo della popolarità, da un rapporto sempre meno felice con la Columbia, la sua storica etichetta discografica, e anche da seri problemi di salute culminati nel 1988 in una operazione al cuore per l’applicazione di un doppio bypass.
“Out Among The Stars” venne registrato tra i Columbia Studios di Memphis, Tennessee, e gli 1111 Sound Studios di Los Angeles sotto la produzione di Billy Sherrill, un maestro del cosiddetto “countrypolitan”, una evoluzione pop del country che ottenne un enorme successo commerciale. Cash era accompagnato in queste session da un gruppo di musicisti prestigiosi come Marty Stuart, Jerry Kennedy, Pete Drake, Hargus “Pig” Robbins e Henry Strzelecki. Della tracklist fanno parte anche i duetti con Waylon Jennings, altra grande star della country music, e June Carter Cash, la sua storica compagna di vita.
Questi nastri, dimenticati negli archivi per decenni, sono stati ritrovati nel 2012 dal figlio di Cash, John Carter Cash, impegnato in un complesso lavoro di catalogazione del materiale lasciato dai suoi genitori: “Quando morirono, fu necessario verificare tutto il materiale lasciato”, ha spiegato John, “trovammo queste registrazioni prodotte da Billy Sherrill nei primi anni 80… erano bellissime!”. Lo stesso John, supportato dal co-produttore e archivista Steve Berkowits, ha poi convocato Marty Stuart, Buddy Miller, Carlene Carter e altri grandi musicisti per restituire all’album il suo sapore originale. Più che un feticcio per completisti, “Out Among The Stars” potrebbe essere un pezzo mancante di una storia musicale complessa e assolutamente unica, una testimonianza che puòdestinata a rendere giustizia a un artista che ha attraversato tutta la storia della musica degli ultimi sessant’anni con uno stile inconfondibile.
Grazie a uno stile unico che univa il country, il rockabilly, il gospel e il blues, Cash è stato uno dei primi artisti ad abbattere le barriere dei generi, come testimonia il suo ingresso in tre diverse Hall Of Fame (Rock’n’Roll, Country Music e Gospel), evento assolutamente eccezionale. Diciannove Grammy Awards e una lista infinita di premi (tra cui anche la prestigiosa National Medal Of Arts nel 2001) aiutano a comprendere la grandezza di questo artista sfuggente, ombroso (il suo soprannome era “The man in black”, per la sua abitudine di vestire sempre di nero) e tormentato, considerato da tutti più grandi musicisti americani (da Dylan a Springsteen) come una imprescindibile fonte di ispirazione. Una storia così unica e affascinante, quella di Cash, che perfino Hollywood, nel 2005, ha deciso di dedicargli un film biografico, “Walk The Line”, con Joaquin Phoenix e Reese Whiterspoon, capace di aggiudicarsi un Oscar, 3 Golden Globe e due Bafta.
“La sua voce era così grande che faceva sembrare piccolo il resto del mondo”, ha scritto Bob Dylan, “suona sempre come se lui fosse troppo vicino al fuoco”. Questo disco postumo ci regala un altro frammento di una vita leggendaria, piena di eccessi e di passioni brucianti: Cash morì appena quattro mesi dopo sua moglie June Carter, la donna che aveva inseguito per tutta la vita.