Suicida nella sua residenza in California: aveva sei figli da due mogli. Soffriva di depressione, era molto legato a Chris Cornell (che oggi avrebbe compiuto 53 anni), il cantante dei Soundgarden che si era tolto la vita il 18 maggio, a cui aveva dedicato una lettera aperta.
Una voce dura, graffiata, perché così impone il metal, ma dalle melodie dolci e le venature malinconiche, perché no pop, che facevano cantare tutti. Milioni di fan in tutto il mondo. La musica perde un altro talento, dopo Chris Cornell un altro lutto: il cantante dei Linkin Park Chester Bennington si è suicidato. Si è impiccato a 41 anni nella sua residenza a Palos Verdes Estates, in California. Il suo corpo è stato trovato stamani da uno dei suoi collaboratori alle 9 ore locali e lascia sei figli, avuti da due mogli. Il cantante era solo in casa, con la famiglia fuori città. Le autorità, allertate subito dopo la scoperta, hanno avviato le indagini.
Bennington aveva a lungo sofferto di depressione. Secondo il sito Tmz, in passato aveva raccontato di aver pensato al suicidio a causa degli abusi sessuali subiti da bambino, tra i 7 e i 13 anni. In una intervista di qualche anno fa, Bennington aveva confessato di essere arrivato a consumare 11 acidi al giorno nei suoi periodi di crisi acuta: “Ne ho presi così tanti che sono sorpreso di essere ancora in grado di parlare”.
E la sua morte arriva a pochi mesi da quella di Chris Cornell, che si è tolto la vita (anche lui) impiccandosi poche settimane fa: oggi sarebbe stato il 53esimo compleanno del frontman dei Soundgarden. Forse un caso. Sta di fatto che Chris e Chester erano grandi amici: in occasione della morte della voce del grunge di Seattle uno dei leader dei Linkin Park aveva anche scritto una commovente lettera: «Mi hai ispirato in modi che nemmeno puoi immaginare. Il tuo talento era puro e senza rivali – aveva scritto Benningont sui social -. La tua voce era gioia e dolore, rabbia e perdono, amore e crepacuore, tutto insieme. Suppongo che è quello che siamo tutti. E tu mi hai aiutato a capirlo». Proprio la moglie di Cornell, Vicky, è una delle prime a commentare la sua morte. «Proprio quando pensavo che il mio cuore non potesse spaccarsi di nuovo. Ti voglio bene».
Nato nel 1976 a Phoenix, in Arizona, Bennington era figlio di un poliziotto e di un’infermiera. Dotato di una voce inconfondibile, capace di passare con grande efficacia dai registri più duri a quelli melodici, insieme ai Linkin Park aveva ottenuto un successo clamoroso, vendendo più di 60 milioni di dischi in tutto il mondo. Tra il 2013 e il 2015 era stato il cantante solista degli Stone Temple Pilots: sostituiva Scott Weiland, a sua volta alle prese con problemi di droga. Per un macabro, sconcertante destino, lo stesso Weiland è stato trovato morto nel suo tour bus il 3 dicembre 2015.
Recentemente Bennington aveva in qualche modo lanciato segnali di instabilità attraverso i suoi dischi. In particolare con il singolo Heavy, pubblicato quattro mesi fa, aveva raccontato con grande sincerità il suo malessere e la sua depressione. Nonostante tutto, nelle ultime settimane Bennington era stato impegnato in studio con la band e con il rapper Watsky, lasciando intuire progetti imminenti. L’altro cantante dei Linkin Park, Mike Shinoda, ha postato su Twitter un messaggio commosso e pieno di incredulità. Come milioni di fan, anche lui è alla disperata ricerca di una spiegazione.
La conferma della morte di Bennington arriva anche da Mike Shinoda, l’altro vocalist dei Linik Park, la voce rap: su Twitter si dice scioccato e distrutto per la notizia e annuncia a breve una comunicazione ufficiale della band.
Shocked and heartbroken, but it’s true. An official statement will come out as soon as we have one.
— Mike Shinoda (@mikeshinoda) 20 luglio 2017