Il progetto che vi presentiamo oggi nasce dall’idea di Alberto Colapinto, un ragazzo di Bitonto (Bari), incomincia a farsi una cultura sui grandi del Metal, appassionandosi e impugnando la chitarra, nel 2010 decide di formare una band col nome NemeXisT.
Perché questo nome? E perché con i tre caratteri in maiuscolo? Il nome è stato creato unendo parti di parole inglesi, cambiando la lettera “A” di “name” in “E”, per motivi di fonetica. Il nome NemeXisT volutamente comprende la parola “exist“, cioè esistere. I caratteri maiuscoli indicano la sigla della band, in questo caso “NXT“. La simil-fonazione delle tre lettere non a caso richiama la parola “next“, “prossimo”, un modo rapido e conciso per riassumere la storia di questo gruppo, ovvero proseguire nonostante le mille difficoltà fino al prossimo traguardo, per poi fissarsi un obiettivo più grande e trovare il modo di raggiungerlo a qualsiasi costo. Il nome, a detta della band, deriva dalla coesione delle parole Nemĕsis ed existo. La prima deriva dal greco e sta ad indicare la personificazione di una potenza divina astratta, considerata dai greci antichi come tutrice e conservatrice dell’ordine e dell’equilibrio dell’universo. La seconda, invece, deriva dal latino ed è il presente indicativo del verbo “existere“, e perciò “esisto”. L’unione dei due termini rappresenta la visione dell’individuo che esiste all’interno di questo flusso regolato da un preciso equilibrio. Per dare corpo e forma al progetto, Alberto Colapinto incomincia a reclutare molti ragazzi: la prima formazione della band era composta da Davide De Pasquale (chitarra), Emanuele Tomasicchio (basso), Francesco Germano (batteria) e Francesco Pio Naglieri (tastiera), che però lasciarono presto il gruppo. Nel 2014 entrano a far parte del gruppo Mario Petruzzelli al basso e Raffaele Intranuovo alla chitarra. Vista la mancanza di un cantante e di un batterista, Alberto decide di dedicarsi alla voce, alla drum machine, alle tastiere, alla stesura dei testi e lavorando al songwriting di ogni canzone insieme agli stessi Mario e Raffaele che si sono occupati rispettivamente dello studio teorico dei brani e delle parti riguardanti il guitar working oltre che essersi occupato dell’ideologia del messaggio dell’album, della correzione dei testi e della rivisitazione del significato del nome del gruppo. Il 15 novembre 2017 si unisce alla band il batterista Andrea Toriello, che completa la formazione. Nel 2013, Alberto entrava in studio con i membri a disposizione nell’istante, per registrare il brano già pronto per il debutto della band e lentamente, un brano alla volta, nel settembre 2017 il debut-album viene terminato. Il disco esce il 9 ottobre del 2017 col nome di “Warmaster’s Blood” (La copertina è particolare, perché può assumere diversi significati in base alla interpretazione che vogliamo dargli: infatti possiamo vederci un U.F.O. o un muro crepato con una via d’uscita in alto al centro sulla sinistra e a destra delle meteore che vagano nello spazio; oppure una faccia in fase di disgregazione/ricomposizione che ricorda vagamente la copertina di “Living Things” dei Linkin Park)
Una tastiera dal motivo inquietante, ci introduce a “The Risen“, opener del disco. Risaltano subito all’orecchio il doppio pedale, i riffs di chiaro stampo Black Metal dal sapore gorgorothiano conditi con sfumature Death Metal; il tutto completato da harsh vocals (una unione di scream e growl) e una tastiera sinfonica. Il significato del brano, una canzone lenta e piena d’atmosfera, risiede nell’eterna lotta dell’uomo, contro la propria esistenza e l’oscurità, che prima o poi ci ridurrà in cenere. A seguire troviamo “Fateless“, che con i suoi riffs sembra quasi una canzone che si rifà ai Satyricon di “The Age Of Nero” ma che si discosta subito da tale rimando grazie ad un assolo ad opera del mastermind di questo neonato progetto che modifica l’impronta della canzone. A livello lirico sembra il sequel del brano precedente: infatti qui l’abisso ci ha ormai posseduti, ci ha resi suoi schiavi. In terza posizione nella scaletta troviamo “The Awakening“. Un brano che si compone di un riffing portante in pieno stile Black, deciso e ispirato accompagnato da una ritmica martellante che sottolinea maggiormente le strofe, mantenendo l’atmosfera gelida e sinistra della canzone. A sposarsi divinamente è l’assolo, azzeccato nel contesto. Le voci sussurrate ed effettate fanno da bridge per il resto della canzone, che poi mostra tutta la sua potenza andando a concludersi con un intervento di tastiere che infonde al pezzo un’aura Oriental. Il vento e le voci sussurrate fanno da sottofondo per l’intro di “Silent Insurrection“. Ed ecco che subito sprofondiamo nel mood della canzone, che grazie alle tastiere acquisisce un’atmosfera che ricorda “Genexus” dei Fear Factory, ma orientaleggiante in alcuni punti. Dopo una parte iniziale più pacata la band porta la traccia al suo apice con dei riffs di feroce Metallo Nero, per poi collegare il tutto ad una cadenza pienamente Death Metal. Quello che si presenta ora, è un brano completamente strumentale, ovvero “The Path Among Shadows“. Esso è costellato da arpeggi di chitarra e tastiera dal gusto malinconico, nella sezione iniziale, e successivamente troviamo anche un pianoforte vero (suonato dall’ex membro Pio Naglieri). Sia la parte ritmica della chitarra che la parte solista dello strumento stesso ci collegano alla seguente traccia “Subconscious Slavery” dove ad aprire le danze ci pensa il basso che ci trasporta di nuovo in un mood alla Satyricon. Le decise vocals in scream fanno da accompagnamento al riffing duro della canzone che si conclude con un colorito assolo seguito da una melodia del pianoforte. A chiudere i giochi ci pensa il duo di brani formato da “Instinct Of Rebellion” e l’omonima “Warmaster’s Blood“. Il primo brano si compone di una interessante intro pianistica che ricorda molto “Episode” degli Stratovarius ma che rivela il suo vero volto soltanto nel momento della sua esplosione in un susseguirsi di potenti e veloci riffs Black Metal. Anche in questa canzone c’è un intreccio di atmosfere tra Satyricon e Fear Factory. “Warmaster’s Blood” si apre con effetti atmosferici che vanno a mischiarsi al battere del tom della batteria; introduzione che ricorda “Reign In Blood“ dei Slayer. Quest’ultima traccia però lascia un po’ delusi gli ascoltatori, perché non è riesce a far provare le stesse emozioni dei brani precedenti.
Le note dolenti arrivano una volta concluso l’ascolto di questo primo lavoro, perché nonostante tutti i punti positivi che sono stati evidenziati va detto che questo debut-album risulta sì curato nei minimi dettagli sia a livello di testi che nel concepimento strumentale di ogni singolo brano, di mixing e di produzione ma che nonostante tutta questa attenzione e cura di tutti i piccoli particolari è un album che decolla poche volte per poi ritornare prontamente nel proprio guscio. Il songwriting presenta alti e bassi e l’ascolto procede in maniera un po’ forzata. Qualche trovata ulteriore avrebbe dipinto maggiormente le strutture delle canzoni, conferendo fluidità al disco, aiutando così l’ascoltatore. Purtroppo non è riuscito a distinguersi da molti altri dischi di simile fattura, rimanendo un po’ anonimo. Tutto sommato rimane un buon disco e merita la giusta visibilità. Se siete degli amanti dell’underground italiano, questo disco è quello che vi ci vuole.
“close to the darkness that they have created
to serve a fake god that you are forced to pray
while everything is destroyed”
recensione a cura di Fabio Paparella
TRACKLIST:
- The Risen
- Fateless
- The Awekening
- Silent Insurrection
- The Path Among The Shadows
- Subconscious Slavery
- Instinct Of Rebellion
- Warmaster’s Blood
LINE-UP:
Alberto Colapinto – Vocals / Guitar / Drum programming
Raffaele Intranuovo – Guitar
Mario Petruzzelli – Bass
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