Quella che state per leggere è una storia che avrete sicuramente già letto e che saprete a memoria. Il mondo della Musica Metal (e non solo) ne è pieno, tante se ne sono lette, tante hanno lasciato l’amaro in bocca, tante sono state lette portando a conoscenza scenari e gruppi diversi, ogni decade ne narra almeno una. Si sono susseguiti diverse e promettenti bands da quando i primi vagiti del Metal hanno iniziato ad echeggiare tra le pareti dei garage, tra le mura di qualche sconosciuto pub, in qualche piccola sala prova, bands che, in brevissimo tempo, si sono affacciate su questo universo, hanno mosso i primi passi e purtroppo, nonostante le premesse fossero notevoli, per un motivo o per un altro, la loro fiamma è andata velocemente a farsi sempre più fioca e debole, fino a spegnersi.
Ecco la storia che voglio raccontarvi… Breve e concisa…
I Kadaverica si formano per mano di Astaroth (chitarra) e Innerfrost (basso), successivamente con l’entrata di Necrosis alla voce e Gunshoot alla batteria la band trova una formazione stabile.
La prima Demo della neonata band piacentina, viene registrato nel 2011 e verrà intitolata “Deeps of Insanity“. Una Demo che si rifà molto ad uno stile Black-Metal di stampo old-school (fortemente influenzato, quasi unicamente, dal sound dei Dissection).
La band comincia anche fare vari live condividendo il palco con Forgotten Tomb e Common Grave, nel 2012 iniziano le registrazioni del full-lenght “Decade Of Karnak” all’Elnor Studio sotto la supervisione di Mattia Stancioiu (ex-batterista dei Labyrinth). Lo stile dell’album è diverso da quello della Demo, unendo al Black elementi atmosferici e Death, terminate le registrazioni a causa di problemi interni, la band, decide di sciogliersi.
Di questo breve passaggio, è rimasto il debut-album del gruppo a mantenere viva la verve e la carica di cui questi ragazzi sono stati (e sono tutt’ora, anche se su strade diverse) in grado di sprigionare con questo album.
Dieci potentissime tracce dove le caratteristiche sonore appena elencate, Death, Black, atmosfere, invadono ogni solco di ogni canzone, riportando una band già matura, con la giusta attitudine e già con ottime capacità tecniche e compositive.
Si nota fin da subito, già a partire dall’iniziale “Abyssic SIlence“, come l’attenzione riposta nella creazione delle atmosfere che fanno da sfondo ai brani sia molto curata. Quella che si presenta come opener dell’album, è una canzone dall’intro semi-acustica, molto delicata ma con un retrogusto tra l’epico e l’oscuro che funge da apripista alla successiva “Obscura Domni Noster“, dove il sound esplode in un turbine di riffs grezzi e distorti sostenuti da una ritmica cadenzata e dall’incidere solenne, intervallate da rapide incursioni a doppia cassa e blast-beat che seguono l’andamento rabbioso e incalzante delle linee vocali. Due brani distinti ma uniti tra di loro che danno vita ad un’unica canzone dall’ottimo impatto, asciutta e senza eccessi o infiorettature inutili, pezzo che ricorda i fasti della scena Black e Death anni ’90, ma senza scadere nella ripetizione di un suono già sentito anche nel riproporre uno stile collaudato, quindi senza imitare o assomigliare ad un gruppo preciso (ovviamente, sottolineando quanto detto all’inizio a riguardo della prima Demo). L’impronta personale del gruppo, rimane ben in risalto anche nella successiva “Slaves Will Never Rest“. Un pezzo nudo e crudo, dai suoni grezzi e distorti, dove le doti strumentali di Innerfrost, Astaroth e Gunshoot disegnano paesaggi oscuri e glaciali, tra riffs laceranti e ritmiche martellanti e dove la prova vocale di Necrosis spinge ancor più a fondo l’acceleratore. Molto intrigante la rapida virata verso un arrangiamento più cadenzato e melodico che segna la fine della prima parte del brano con l’inizio della seconda, dove vengono mantenuti alti velocità, cattiveria e ritmo incalzante, ma dove la band infonde al pezzo, nuove atmosfere ancor più tetre e avvolgenti. Si prosegue con “Destroy The Black Towers”. Le atmosfere glaciali e i suoni di stampo Death/Black si fanno sempre più decisi e ricercati, l’aggressività del sound globale si fa ancora più alta, regalando una canzone cupa ma carica d’energia. Il muro sonoro è impressionante e le rapide varianti più lente e soffuse creano la giusta unione tra i vari stili che formano il background dei Nostri. L’approccio a questo moderno è fresco e personale, decisamente moderno, tuttavia, come nel caso di “Obscura Domni Noster“, gli echi della scena estrema della scorsa decade è molto presente, anche se non è affatto facile individuare questa o quella somiglianza. L’album, prosegue su questa linea anche nelle canzoni successive (“Throne Of The Heretic“, “Blinded I Am” e “Endless War” e la conclusiva “Another Black Sunrise“), dimostrando l’alto valore di questa proposta, mettendo sempre più in risalto le ottime doti dei componenti della band. L’unica critica che si può muovere a questo album, riguarda “Chaotic Shade Human“, sesta traccia in scaletta. Probabilmente la canzone dell’album che più “risente” del sound ispiratore degli esordi del gruppo piacentino, sound presente nella prima Demo. Non è quindi strano sentir riecheggiare per tutto l’arrangiamento la lezione impartita dai seminali Dissection e a tratti, si sentono anche sottili rimandi alla potenza devastante dei Destruction. Un connubio tra aggressività strumentale e vocale e sensazioni tangibili. L’impronta dei Nostri è presente, ma la voce dei due gruppi citati, domina la scena.
Album ottimo e band ottima, ma come sempre, il Destino, ha deciso di allungare le sue sudice mani, mettendo fine anzi tempo a quella che poteva essere, sicuramente, un’interessante nuova realtà nel Panorama Metal italiano.
TRACKLIST:
01. Abyssic Silence
02. Obscura Domni Noster
03. Slaves Will Never Rest
04. Destroy The Black towers
05. Throne Of The Heretic
06. Chaotic Shade Human
07. Blinded I Am
08. Endless War
09. Another Black Sunrise
LINE-UP:
Astaroth – Chitarra
Innerfrost – Basso
Necrosis – Voce
Gunshoot – Batteria
https://www.youtube.com/watch?v=5igj_uTlwak
https://www.youtube.com/watch?v=4BCuShNN49Q