Oggi, torniamo a parlare del duo Blues bresciano, The Crowsroads, il duo Folk-Blues (che ripresentiamo per chi non li conoscesse ancora. n.d.a.) formato dai fratelli Matteo e Andrea Corvaglia, rispettivamente chitarra acustica/voce e armonica/voce. Attivi dal 2010, propongono un ampio repertorio di brani originali e reinterpretazioni di canzoni di artisti americani (Bruce Springsteen, Tom Waits, The Band, Blues Traveler tra gli altri), il tutto all’insegna di un sound essenziale, ruvido e coinvolgente. Nel 2012 hanno pubblicato un EP di brani originali, “Some Sky Inside My Pocket” (http://www.we-rock.info/biografie/crowsroads-poeti-del-blues/); pochi mesi dopo, nel corso del 2013, si sono distinti nel concorso bresciano per band emergenti Deskomusic, aggiudicandosi sia il premio della giuria che il premio del pubblico.
Negli anni seguenti è uscito un singolo, “Athens” (2015) e si sono succedute varie inclusioni in compilation e colonne sonore, tra cui “Pirate Flag”, dei quale parleremo a breve.
Nel 2015 hanno fatto una breve apparizione a X-Factor, superando le Audition televisive e uscendo dalla trasmissione al Bootcamp.
Il 27 maggio scorso è uscito il loro nuovo album “Reels”, contenente tre pezzi originali e una selezione delle loro migliori cover.
Il nuovo full-lenght, si intitola “Reels” (“Nastri”) e punta a riproporre, il più fedelmente possibile, quella che è l’impronta live del duo. Per questo motivo l’organico è molto snello, come in sede live: chitarra acustica, armonica e due voci a dominare la scena, con la sola aggiunta di cajon e basso. Per mantenere questo obiettivo, in fase di registrazione, come i due ragazzi confermano, sono stati evitate, quasi del tutto, correzioni e sovra-incisioni, registrando il tutto in presa diretta.
“Reels“, include 14 tracce, composte da tre brani originali, “Janis“, “Athens” e “Pirate Flag” più di una selezione delle cover migliori e più rodate estratte dall’attività live dei Nostri.
Il disco, come gli stessi The Crowsraods confermano, è nato come album “di passaggio“. Dopo l’EP d’esordio di inediti, il già citato “Some Sky Inside My Pocket” pubblicato nel 2012 , il duo sta già guardando alla creazione di un disco totalmente costituito da inediti, per il quale ha già iniziato a comporre nuovo materiale. Con questo album, i The Crowroads, vogliono di fatto omaggiare un bagaglio di brani che hanno ricoperto e che ricoprono un ruolo importante nei loro concerti, permettendo agli amanti del genere di avvicinarsi alla loro musica. Il tutto è stato registrato e prodotto nell’home-studio di Lanciomusic, etichetta indipendente che produce il duo, fondata da Antonio Giovanni Lancini, in collaborazione con Paolo Salvarani.
Come suggerisce il titolo, “Reels“, si tratta di una selezione di brani abbastanza “d’altri tempi” (anni ’60 e ’70, principalmente) pur con qualche escursione nell’opera di artisti più recenti, come i Kings Of Convenience e gli Shouting Matches, progetto parallelo di Justin Vernon, frontman dei Bon Iver; l’ambiente di provenienza dei pezzi è chiaramente soprattutto quello del cantautorato, del folk, del folk-rock e del blues di matrice americana.
Venendo agli originali.
“Janis“, l’opener di questo nuovo album, è un evidente omaggio ad una delle Regine del Blues, Janis Joplin, un brano che prende idealmente le mosse dalla canzone “Me And Bobby McGee“, in cui una nostalgica Janis racconta della sua storia con Bobby, in linea con l’immaginario fine anni Sessanta: i due viaggiano a lungo insieme senza una meta, poi lui decide di fermarsi e mettere su famiglia. Nella versione a firma The Crowsroads, è Bobby a raccontare la storia dal suo punto di vista, dopo che diversi anni sono passati e che Janis ha “sfondato” nello show-business. Un brano che presenta un arrangiamento parecchio improntato su un sound Folk-Blues che, come abbiamo appena visto, trae ispirazione dalle sonorità tipiche del genere. Una canzone dove si respira un’atmosfera fortemente anni ’60 e che per lo stile, sopratutto vocale, ricorda la versione originale del pezzo, scritto da Kris Kristofferson e Fred Foster, interpretato da Roger Miller. Un delicato Folk di matrice acustica arricchito dalla vena Blues del suono dell’armonica, che avvolge l’ascoltatore, proiettandolo con la mente nella San Francisco degli anni ’60, in piena Rivoluzione Hippy, tra Flower Power, storie di ribellione, amori nati e sfumati, voglia di vivere e distinguersi dalle masse, mentre al centro, si assiste al racconto della storia di Janis e Bobby. La tecnica esecutiva e vocale del duo, è molto maturata dal precedente EP, dove il livello era già comunque molto alto. Il suono è molto definito e preciso, le capacità tecniche ed esecutive del duo bresciano evidenziano grande esperienza con gli strumenti e le doti vocali di entrambi alzano ulteriormente l’asticella. Una canzone dove tutti gli elementi si amalgamano alla perfezione. Un’apertura perfetta, dove si può apprezzare ogni più piccola caratteristica dei Nostri. Un brano, eseguito in collaborazione con Boris Savoldelli, vocal-performer molto noto nella scena jazz e la partecipazione di Giulio Corini al contrabbasso
“Athens”, penultima traccia in scaletta, è nata a seguito di un viaggio in Grecia di Matteo e Andrea, e racconta del contrasto tra l’Atene antica, patria del pensiero, culla della cultura, patria di saggi e filosofi e della democrazia, in netto contrasto con la dissestata Atene dei tempi della crisi; il significato della canzone è che un barlume di bellezza sopravvive sempre al corso del tempo, e la prova lampante in questo caso è l’acropoli illuminata, che continua a svettare sulla città e resta una certezza anche in questi tempi controversi. Come l’opener, anche questo pezzo, si attesta su arrangiamenti che ricordando sia Bob Dylan che Tom Waits. Il background Folk-Blues dei due ragazzi, ha una matrice fortemente radicata nella cultura musicale americana del secolo scorso, ma possiede un taglio fresco, moderno e personale, che Il brano è convincente e composto con una precisione perfetta. Un connubio di elementi che riportano in auge le radici della Musica Americana. Armonica e chitarra ben in evidenza e voci evocative e con un graffio .perfetto per il genere, tra parti pulite e delicate e parti più incisive e “dure”. Ad arricchire il brano, si aggiungono il pianoforte e l’Hammond-Organ di Michele Bonivento, il mandolino e la chitarra di Antonio Giovanni Lancini e il basso e le percussioni di Nicola Ragni. L’unione di questi musicisti unita al sound principale a firma The Crowsroads, rende questa canzone ancor più coinvolgente
“Pirate Flag”, traccia conclusiva del disco, è una canzone scritta in collaborazione con Riccardo Rossini e Antonio Giovanni Lancini, entrata a far parte della colonna sonora di “Rosso Mille Miglia”, un film uscito nelle sale italiane un annetto fa, che racconta di una scorribanda in automobile su una Highway americana. Un brano diverso dai due precedenti. L’impronta che i due ragazzi decidono di infondere a questo brano conclusivo, si distacca fortemente dai due inediti precedenti. Il Folk e il Blues, vengono accantonati momentaneamente, per lasciare il posto ad un arrangiamento decisamente più Rock-oriented. Un suono che richiama subito il Southern-Rock più moderno, che evoca sia “God & Guns” dei Lynyrd Skynyrd sia “Down In Flames” di Brandon Jenkins. Il suono è molto graffiato, sostenuto da un’ottima seziona ritmica e da un guitar-working di ottimo livello. L’assolo doppio di armonica è la classica “ciliegina sulla torta” che cesella il brano, infondendo anche quel gusto Rock-Blues che ben si sposa allo stile scelto per questa canzone.
E ora le cover.
Ovviamente, ogni singola cover, come è facilmente deducibile, viene interpretata secondo la chiave stilistica del duo. Ogni canzone, viene presentata in una nuova veste, che regala una luce diversa ad ogni brano. La prima cover che si incontra nel disco, subito dopo l’opener, è “Almost Cut My Hair“, del super-gruppo Crosby, Stills, Nash & Young. Una rilettura in stile Southern-Rock’s ballad, delicata e romantica, che rievoca sì lo stile dell’originale, modificandone però il ritmo, rendendola ugualmente graffiante e coinvolgente, ma donandole quel sapore Blues e Folk che ne accentua la vena emozionale.
A seguire troviamo “Mother, When?“, dei The Shouting Matches. Anche in questo caso, viene mantenuto lo stile originale della canzone, in special modo per ciò che riguarda la sezione ritmica, veloce e incalzante, cambiando l’aspetto melodico del brano, che resta sempre collocato in ambito Blues, ma grazie alle venature del sound che sta alla base della proposta dei Nostri, acquista un mood e un feeling alla Bob Dylan (pre-rivoluzione elettrica), con venature che ammiccano al Bluegrass e al Country, che mette ben in luce tutta la carica emozionale del pezzo.
Le successive “April Come She Will“, di Simon & Garfunkel, “The Weight“, brano originale a firma The Band, favoriscono dello stesso tipo di restyling, viene quindi mantenuto lo spirito originale del brano, ma l’arrangiamento viene rinvigorito e reso più fresco e moderno, permettendo di apprezzare a pieno sia le doti artistiche dei Nostri, sia la bellezza dei brani originali, che con queste versioni, si è spinti a cercare ed ascoltare.
Stesso discorso per le successive “Blinded By The Light“, di Bruce Springsteen, “Homesick“, dei Kings Of Convenience, “But Anyway“, dei Blues Traveler, “If I Should Fall Behind“, un secondo brano di Bruce Springsteen, “Virginia Avenue“, di Tom Waits. “Late In The Evening“, nuovamente una canzone di Simon & Garfunkel e”Little Wing“, uno dei maggiori anthem di Jimi Hendrix. Con queste rivisitazioni, con questi omaggi e con questi tributi, il duo, si dimostra in grado di riproporre suoni e ritmi troppo spesso snobbati e ignorati, dando nuova linfa alle canzoni, senza per nulla snaturarle o travisarle, ma mantenendone intatte le caratteristiche originali, aggiungendo solo una chiave di lettura personale della musica.
Un disco che, come accennavamo prima, omaggia diversi brani che hanno ricoperto e che ricoprono un ruolo importante nella Storia della Musica, permettendo agli amanti del genere di riscoprire tali emozioni e tali canzoni e a chi non conosce questi stili e queste sonorità, permette di scoprirle e apprezzarle, avvicinando entrambe le “categorie” alla musica proposta dai The Crowsroads.
TRACKLIST:
- Janis
- Almost Cut My Hair (Crosby, Stills, Nash & Young)
- Mother, When? (The Shouting Matches)
- April Come She Will (Simon & Garfunkel)
- The Weight (The Band)
- Blinded By The Light (Bruce Springsteen)
- Homesick (Kings Of Convenience)
- But Anyway (Blues Traveler)
- If I Should Fall Behind (Bruce Springsteen)
- Virginia Avenue (Tom Waits)
- Late In The Evening (Simon & Garfunkel)
- Little Wing (Jimi Hendrix)
- Athens
- Pirate Flag
LINE-UP:
Matteo Corvaglia – voce, chitarra acustica
Andrea Corvaglia – voce, armonica
Guest:
Michele Bonivento – Piano, Hammond-Organ
Antonio Giovanni Lancini – Chitarra, Mandolino, Percussioni, Cajon
Boris Savoldelli – Voce
Nicola Ragni – Basso, Organo
Giulio Corini – Contrabbasso
Gianmaria Lancini – Basso, Batteria
Aldo Zardoni – Chitarra
Stefano Pisetta – Batteria
Riccardo Rossini – Piano, Hammond-Organ
Andrea Gipponi – Basso
WEB:
https://www.facebook.com/thecrowsroads/
REELS: https://play.spotify.com/album/5MKujYxcxttHfyL07FU55j