Gli Ade, sono un Death-Metal band italiana, originaria di Roma e attiva dal 2007.
La loro musica e i loro testi sono entrambi influenzati dalla storia di Roma Antica, influenza che ha portato il gruppo all’utilizzo di strumenti tradizionali che danno al loro Death-Metal, di stampo tecnico, un forte tocco epico.
La prima release della band era “Prooemivm Sangvine” (Casket Records, 2010), seguito da “Spartacus” (Blast Testa Records, 2013), con George Kollias come guest-star alla batteria.
A Luglio di quest’anno, la band, pubblica, il suo nuovo album, dal titolo, “Carthago Delenda Est”, pubblicato dalla Xtreem Music.
Apertura affidata alla title-track, “Carthago Delenda Est” (“Cartagine dev’essere distrutta“). Il primo elemento che salta subito all’orecchio, riguarda l’impronta stilistica della band capitolina, sound ispirato dal Death-Metal di scuola americana di Nile e Morbid Angel e da quello di scuola polacca di Decapitated e Behemoth. Il secondo elemento, anche questo chiaro fin da subito, è il fatto che ci troviamo di fronte ad un concept-album che narra, con tono feroce e marziale, la storia delle Guerre Puniche. Questa opener, ci introduce alla storia con un’intro epica dal sapore cinematografico, di grande impatto, seguita e arricchita dalla carica energica del Death tecnico dei Nostri. Un connubio interessante tra epicità e “violenza sonora“. L’apertura di questo album, convince pienamente e mantiene alta l’attenzione dell’ascoltatore. Non ci sono eccessivi virtuosismi o infiorettature che rendono il risultato finale stucchevole o ripetitivo, ogni elemento è perfettamente amalgamato e le linee vocali scelte, incrementano la “cattiveria” di questo brano.
Più diretta ed immediata la seconda traccia in scaletta, “Across the Wolf’s Blood“. Una traccia veloce che non permette attimi di respiro, arricchita da strumenti etnici che danno al tutto un gusto orientaleggiante e folkloristico. L’impatto e il muro sonoro che i Nostri sono in grado di creare, intervallandolo a rapidi cambi di tempo che ne aumentano l’epicità, ci regala una canzone dal tiro impeccabile.
La successiva “Annibalem“, prosegue sull’impatto e l’immediatezza della traccia precedente, arricchendo il sound con cori cinematografici che aumentano ancor di più i toni epici che caratterizzano il sound degli ADE. Questa traccia, la terza della tracklist, è caratterizzata da un guitar-working più articolato, ben composto ed eseguito nella componente ritmica, che insieme a basso e batteria, crea diversi passaggi, da veloci e furiosi a lenti e cadenzati, più d’atmosfera, che però, negli assoli rasenta il virtuosismo, creando un eccesso di tecnica che mal si sposa con l’arrangiamento globale.
“With Tooth and Nail“. Introdotta dal barrito di un elefante, questa traccia ci proietta immediatamente sul campo di battaglia. La ferocia musicale che pervade questo brano e tangibile, diretta. Un pezzo che non fa sconti e colpisce l’ascoltare con una precisione chirurgica, investendolo con tutta la potenza sonora di cui la band capitolina è capace. Una canzone, come accennavamo prima, dal mood belligerante, che ben si sposa con la proposta del gruppo.
Giro di boa, “Dark Days of Rome“, quinta traccia in scaletta. Canzone che riprende lo stile della seconda “Across the Wolf’s Blood“, quindi un pezzo veloce, diretto, immediato, senza troppe varianti in fatto di cambi di tempo o di arricchimenti epici e cinematografici, eccezion fatta per alcuni cori che fanno capolino tra le pieghe dell’arrangiamento e un breve momento arioso in coda al brano, che convince comunque pienamente e fa apprezzare ancor di più le capacità tecniche e lo stile della band.
Quasi totalmente diverse la successiva “Scipio Indomitus Victor“, dove il gruppo torna a miscelare il suo energico Death di stampo tecnico con elementi folkloristici ed epici, creando un mix godibilissimo, con inserti orientaleggianti che marcano ulteriormente il concept alla base di questo album. Il livello tecnico è molto alto, sia strumentalmente che vocalmente. Ogni elemento è ben dosato e non ci sono prevaricazioni tra i vari strumenti, anche se le chitarre restano sempre ben in primo piano al comando della scena insieme alle vocals.
“Mare Nostrum“. Una traccia molto atmosferica, sognante e avvolgente, nella sua introduzione. Atmosfera che persiste all’interno di tutto il brano, dove i Nostri, optano per un arrangiamento, pur sempre energico e di grande impatto, ma più cadenzato nei ritmi e più “melodico” a livello chitarristico, mentre le linee vocali mantengono intatta tutta la loro aggressività, amalgamandosi perfettamente al sound del pezzo. Il risultato finale ci regala una canzone epica, con echi sinfonici che si attesta subito come “Momento più alto dell’album”.
Si ritorna all’energia diretta e senza cerimonie con l’ottava traccia in scaletta, “Zama: Where Tusks are Buried“. Una canzone dai ritmi marziali, dalle atmosfere solenni e dai riffs affilati. Un brano che però, presenta qualche piccolissima pecca, a tratti, sembra quasi che la band soffra di una leggera perdita di idee, proponendo un arrangiamento alquanto ripetitivo che appare, sempre a tratti, diluito e scarsamente curato. Un brano che convince meno dei precedenti, ma che di certo non mina il risultato finale. Le orchestrazioni che vengono inserite nella parte finale del brano, creano un buon arricchimento, ma nella complessità delle linee ritmiche e melodiche, non aggiungono o tolgono niente alla canzone.
Sensazione che si ripresenta anche nella traccia che ci accompagna alla chiusura, “Excidium“, la nona traccia. I ritmi frenetici e il guitar-working tagliente, rimangono ben presenti e distinguibili, così come la scelta di vocals che mischiano growl e scream, ma le idee sembrano mancare ancora una volta. Le soluzioni scelte, come cambi di tempo e assoli più melodici e meno tecnici, sono un’ottima sperimentazione all’interno del sound globale del pezzo, elemento questo che risolleva le sorti di un brano che rischiava di apparire piatto e prolisso.
La chiusura di questo ottimo album (nonostante le piccole sbavature evidenziate), viene affidata a”Sowing Salt“. Ogni elemento dei brani precedenti viene inglobato all’interno di questa interessante canzone conclusiva dove l’epicità si mischia al Death e il Death si mischia all’epicità. Una conclusione perfetta, che ci riporta una band in gran spolvero e chiude un album ottimo sotto ogni aspetto.
TRACKLIST:
- Carthago Delenda Est
- Across the Wolf’s Blood
- Annibalem
- With Tooth and Nail
- Dark Days of Rome
- Scipio Indomitus Victor
- Mare Nostrum
- Zama: Where Tusks are Buried
- Excidium
- Sowing Salt
Traianvs – Vocals
Fabivs – Guitars
Caligvla – Bass
Nero – Guitars
Commodvs – Drums
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