Ångström: una miscela di suoni caldi e richiami nordici.

Ångström (dal nome di un fisico svedese: Anders Jonas Ångström, uno dei padri della spettroscopia, scienza impiegata per indicare le dimensioni delle molecole e degli atomi) questo è il nome che una compagine di 5 ragazzi affida alla presentazione del proprio progetto musicale.

èngstrîm_1In azione dall’ottobre del 2011, il combo milanese ci porta ad esplorare esperienze musicali difficilmente etichettabili sotto un genere preciso o riconducibili allo stile di band blasonate e conosciute in ogni parte del pianeta, anche laddove l’orecchio ci spinge a cercarle e a riconoscerle. Una proposta priva di un qualsiasi punto di riferimento, in un mix di melodie acustiche, vibrazioni elettriche, strizzate d’occhio al prog, ma senza mai renderlo parte dominante del proprio stile.

Il progetto è pieno di approcci musicali vari: non si fermano su un organico strumentale di stampo classico e facilmente congeniale al rock (chitarra, basso, batteria e voce), ma lasciano campo libero alla creatività.

Tutto questo è Ångström: una miscela di suoni caldi e richiami nordici.

Nell’estate del 2012 pubblicano il primo video (interamente autoprodotto) per il singolo: “Five Little Bears (The Betrayal), disponibile su Youtube. Il video, una godibile gangster-story (che a molti potrebbe ricordare i romanzi di James Ellroy o i film di Quentin Tarantino) vede la partecipazione di Daniele Turconi (premiato come miglior attore al Figari Film Festival per il cortometraggio “Il Battimanista”).

Il 28 Marzo 2013 esce il primo EP omonimo della band (Ångström EP).èngstrîm EP_Cover

L’EP contiene 4 tracce (registrate tra dicembre 2012 e febbraio 2013).

Un viaggio sonoro sorprendente e intrigante da vivere dal primo all’ultimo minuto di ogni brano.

Ad attenderci sul binario di partenza troviamo il brano Godard (“possibile” omaggio a Jean-Luc Godard, Leone d’oro alla carriera nel 1982, Oscar alla carriera nel 2011). L’accoglienza è affidata a due voci, una più squillante che sembra però uscire da una vecchia ricetrasmittente e una più sussurrata, dal chiaro accento francese. Segue l’introduzione a carico di un synth dal suono quasi spaziale che accompagnerà tutto il brano. Il pezzo, si compone, poi, di una prima parte dal tratto acustico e con un gusto fine e raffinato, con le due voci in sottofondo, una fase che ci prepara alla cavalcata elettrica e potente che conduce fino al finale.

Seconda tappa del nostro viaggio è The Third Word Is You. Un intro affidata al suono caldo e pieno di un organo, l’inserimento di una chitarra dal suono esotico e malinconico. Un brano dal carattere sognante ed evocativo. Ascoltandolo, nei suoi sei minuti di durata, si ha l’impressione di correre lungo una polverosa highway americana a bordo di un Harley-Davidson, in un paesaggio costellato di alte montagne rocciose. Per la prima volta, troviamo anche una breve parte cantata.

Terza tappa, Scalar (thirteen). Intro chitarristica. Un brano subito ritmato e incalzante, degno di far parte della colonna sonora di uno dei migliori film d’azione. Un breve intermezzo acustico, condotto da chitarra e tastiere, con dei cori in sottofondo, ci prepara all’ultimo scatto di corsa prima del finale dove la chitarra torna ad essere l’unica padrona del pezzo.

Ci accompagna nell’ultimo tratto di strada You And I For A Hundred Miles. Ci troviamo nuovamente di fronte ad un brano evocativo e sognante, dove le chitarre ci ripropongono suoni esotici ed ipnotici. You And I For A Hundred Miles è una canzone calma, rilassata, dove troviamo, ad accompagnarci a fine brano, l’assolo di una tromba che sembra appartenere al migliore dei musicisti jazz della storia.

4 tracce eseguite con grande capacità tecnica e gusto per il retrò, che dipingono un atmosfera tutta da scoprire. Un disco da ascoltare nel più assoluto silenzio, per poterne apprezzare appieno tutte le sfumature, per cogliere ogni parole che la musica di questi ragazzi vuole dirci.

 

Daniele Vasco

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