Gli Alchemy nascono dalle passate esperienze musicali di Marcello Spera (voce e chitarra) il quale, stanco di proporre al pubblico cover di canzoni altrui, comincia a scrivere pezzi inediti di genere hard rock con influenze progressive. Fondamentale è l’incontro con Cristiano Stefana (chitarra solista): i due trovano subito una forte intesa nella composizione dei pezzi, e lavorano produttivamente per parecchi mesi provando a proporli al loro attuale gruppo, che però era sull’orlo dello scioglimento.
Marcello decide allora di chiamare Luca Cortesi (batteria), suo batterista in un tributo ai Dream Theater ed ex batterista degli SpellBlast, sempre molto attivo sulla questione inediti, ed egli accetta volentieri. Dopo le prime prove per imbastire la resa generale, Matteo Castelli (basso e cori) si aggiunge alla formazione, ma il sound non è ancora quello desiderato. La necessità di aggiungere una tastiera sfocia nell’entrata nel gruppo di Andrew Trabelsi (tastiere e cori), amico di Marcello da molto tempo e suo ex cantante.
Con questa formazione, una formazione completa e solida, nell’aprile del 2013 gli Alchemy entrano nello studio di Tommy dell’Olio per registrare quattro dei loro brani inediti, contemporaneamente inizia l’attività live.
Successivamente, il gruppo, partecipa e si aggiudica il primo posto al Bovezzo Let’s Rock, ottenendo così la possibilità di suonare sul prestigioso palco del festival “Rock Party”.
RISE AGAIN
Il disco, si compone di quattro brani inediti, quattro canzoni hard rock dove si sentono le influenze di gruppi come BON JOVI, EUROPE e VAN HALEN.
I brani presenti sono composti principalmente dai due chitarristi, ma il risultato finale è stato raggiunto con il contributo di tutta la band.
Le tematiche che vengono affrontate spaziano tra vari argomenti legati all’amore e alle esperienze personali dei componenti.
Il disco si apre con GET OUT, introdotto da un roccioso riff di chitarra tipicamente hard rock e da un efficacissimo assolo di stampo progressive simile agli assoli di un Maestro come John Petrucci (guru indiscusso della chitarra in campo progressive – metal). Un brano immediato anche se la sua durata (ben sei minuti) può inizialmente scoraggiarne l’ascolto.
Segue Alchool Symphony. in questo pezzo, le influenze dei vari componenti del gruppo si fanno sentire, nonostante questo, l’impronta della band si mette in mostra nella sua interezza. Hard rock e musica progressive ben mescolate tra loro. Una storia classica: “Talking to the barman, drinking some cold beer \ Friends and pussies are gonna come as well \ Tonight we’re gonna party \ Just like we always do \ This is rock n roll, yeah that’s pretty cool” ma comunque efficace e godibile con un finale altamente ironico: “The head is feeling heavy \ And the sight is gone \ I could fuck a dog and still think it was a girl \ I wake up in my bed \ Something’s laying at my side \ I’m too afraid to look, god tell me it’s not a male”.
Un nuovo roccioso riff chitarristico ci introduce all’ascolto del terzo brano dell’album, DIABLO, dove troviamo anche un’ottimo il lavoro di tastiere. Una canzone che ricorda gli Scorpions dell’album Sting in the tail del 2010.
Chiude questo quartetto la title-track, RISE AGAIN. Un inizio acustico e sognante ci accoglie all’inizio di questa granitica ma cadenzata ultima traccia di questo fantastico album.
Nel complesso, ci troviamo davanti ad un disco energico, pieno di sfumature, di carattere e sostenuto da un ottimo lavoro di arrangiamenti con un songwriting fatto di testi solo apparentemente semplici ma diretti e molto profondi.
Un ottimo lavoro in tutti sensi!
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Daniele Vasco