End Of The Line – Il ritorno di Ritchie Dave Porter

Sono trascorsi due anni da quando ci occupammo del secondo album del cantante e chitarrista inglese Ritchie Dave Porter. Due anni dalla release di “Working Class Bluesman” (http://www.we-rock.info/band-emergenti/working-class-bluesman/) e un anno da quando vi presentammo in anteprima il singolo “Dog Without A Bone” (http://www.we-rock.info/news/dog-bone-il-nuovo-singolo-di-ritchie-dave-porter/) che anticipava l’arrivo del nuovo parto discografico dell’artista. Il nuovo disco dal titolo “End Of The Line” ha visto la luce ad Aprile di quest’anno e prosegue il percorso del Nostro nel proporre un Blues acustico ispirato e legato al Blues tradizionale.

Ad Aprire le danze abbiamo “Blues At Sunrise“. Brano di stampo acustico con una forte connotazione latina che trasforma il bluesman in un mariachi che ci introduce con lo spirito di un cantastorie solitario tra le sabbie del deserto accompagnato solo dalla voce della sua chitarra alle storie che questo disco ci vuole raccontare. Il primo episodio è “Dog Without A Bone“, singolo apripista del disco; brano che si basa su una forma di Blues acustico molto classica, affidato alle sole chitarra e voce, in una veste molto asciutta e ben dosata, senza virtuosismi, che si mantiene ben salda ai canoni tradizionali della Musica del Diavolo, ma riportata secondo una visione più personale da parte dello stesso Ritchie, che regala al suo Blues un taglio fresco, intimo e (anche se in veste acustica) decisamente carico ed energico, al quale infonde tutta la sua anima e il suo rispetto per un genere che è stato fondamentale per la nascita di tutta la Musica moderna. Impronta che prosegue con la stessa trascinante energia e vena anche nella successive “12 Long Hours” e “Hell Yeah Man I Got The Blues“. I toni si inaspriscono e dal sound più tradizionale arriviamo ad un sound elettrico di “Happy Home” dove il cuore Rock del Nostro si fonde alla sua anima Blues coinvolgendoci in un brano ritmato e sanguigno che ricorda i Grandi Maestri del Blues elettrico. Terminata questa parentesi rientriamo in campo acustico con “Let Me Tell You About The Blues“, un pezzo intimo e fortemente melodico che odora di paludi, whisky e strade polverose dove non avrebbe stonato un rapido intervento di un’armonica. Una canzone che con poche e semplici mosse ci fa immergere in quel mondo musicale sempre più lontano senza il quale molti musicisti o sedicenti tali non esisterebbero nemmeno. Il taglio intimista rimane inalterato anche in “My Father“, toccante e sentita dedica del Nostro e in “Baby Why You Treat Me So Bad I” mentre la forma dell’album muta con “I Needed Some Lovin’” e “End Of The Line” per poi riprendere la sua forma iniziale con “Blues At Twilight” che chiude il disco nell’esatto modo con cui “Blues At Sunrise” l’aveva iniziato chiudendo la storia con un taglio quasi cinematografico che fa immaginare una lunga carrellata che dal musicista e cantastorie si allontana sempre di più fino a perdersi nel cielo più limpido.

End Of The Line” si attesta come un album Blues ben saldo alle sue radici più profonde. Un disco che ci regala un artista sempre più forte sia come cantautore che come esecutore in grado di dimostrarsi molto versatile artisticamente e con un peso emotivo che infonde alle sue canzoni quella carica e quello Spirito che trascina. Un artista che il suo Blues ti permette di viverlo e di respirarlo con ogni fibra dell’anima e del corpo.

TRACKLIST:

  1. Blues At Sunrise
  2. Dog Without A Bone
  3. 12 Long Hours
  4. Hell Yeah Man I Got The Blues
  5. Happy Home
  6. Let Me Tell You About the Blues
  7. My Father
  8. Baby Why You Treat Me So Bad I
  9. I Needed Some Lovin’
  10. End Of The Line
  11. Blues at Twilight

LINE-UP:

Ritchie Dave Porter – Vocals / Guitars

WEB:

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