Ad appena un anno di distanza dal precedente “The Gathering” (http://www.we-rock.info/biografie/deathless-legacy-gli-eredi-di-steve-sylvester/), i Deathless Legacy, band fondata nel 2006, nata come tribute-band dei Death SS (i padrini dell’Horror-Metal italiano), il cui nome fu suggerito direttamente dal mastermind dei Death SS, Steve Sylvester (originariamente, noti solo come Deathless). Nel 2013, il gruppo, intraprende la carriera solista, proponendo le proprie composizioni e offrendo al pubblico uno spettacolo ricco di elementi teatrali molto forti, composti da bizzarri eventi musico-teatrali, arricchiti da performances e scenografie, incentrati su tematiche horror-splatter-esoteriche, torna con un nuovo album: “Dance With The Devils” (la release ufficiale è prevista per il 27 Gennaio).
Questa nuovi fatica discografica della band italiana, si compone di undici tracce. Undici tracce in cui il gruppo mantiene intatto il suo stile a metà tra il Gotico e l’Horror-Metal più classico (Sahmain, The Cramps, Death SS, King Diamond). I tratti gotici, dominano la title-track “Dance With The Devils“, brano strumentale, carico di effetti di stampo cinematografico, molto evocativo e pregno di ottime atmosfere (così come si era visto, nel precedente lavoro del gruppo, con “The Gathering“, opener e title-track, come in questo caso, del disco, che quindi possiamo riassumere con le stesse parole già usate: “Un’intro che muta la sua forma da gotica e arcaica a vagamente orrorifica, venata di black-humor strumentale, con cori oscuri, sinfonie altamente evocative e una forte carica teatrale.”), che introduce il nuovo album, prima dell’esplosione più autentica, tra riffs taglienti, tastiere maestose, inserti sinfonici e ritmica martellante nella successiva “Join The Sabbath“. Traccia che getta le basi per il sound che dominerà questo disco. La prova vocale della cantante e performances della band, Steva, surclassa la già ottima prova dimostrata nell’album precedente, dimostrando buone doti narrative ed evocative, con un buon mix tra un cantato pulito e un ottimo graffio vocale. Decisamente divertente l’intro della quarta traccia in scaletta, “Witches Brew“, dove ad accoglierci troviamo il ribollire di un pentolone e la risata di una strega intenta a preparare i suoi malefici e maleodoranti intrugli, accompagnata, in sottofondo, dal grave suono di un organo, prima che la traccia esploda in un susseguirsi di chitarre agguerrite e melodiche allo stesso tempo, con una ritmica decisa e tastiere fortemente in rilievo. Le successive “Headless Horseman“, “The Black Oak” e “Lucifer“, proseguono sul medesimo percorso, senza aggiungere alcun nuovo elemento, ma dando vita ad una leggera sensazione di mancanza di idee e di già sentito, apparendo quasi come dei riempitivi inseriti per dar più volume all’album. Per ascoltare qualcosa di diverso, perlomeno nelle soluzioni inserite nell’arrangiamento, bisogna aspettare l’ottava canzone in scaletta, “Voivode“, dove la band torna ad inserire elementi sinfonici che, nonostante restino in sottofondo, eccezion fatta per l’introduzione affidata alla voce di un violino, regalano più corpo al brano, togliendo quella patina di stantio che stava iniziando, colpevoli le tre tracce precedenti, a ricoprire il disco. Sostanzialmente, il leitmotiv del pezzo, non si discosta dal tema portante dell’album, ma il solo fatto di aver nuovamente inserito elementi sinfonici dal retrogusto gotico, risolleva decisamente le sorti, non solo del brano. Stesso discorso per la successiva “Curse Of The Waltz“. La combo conclusiva formata da “Devil Born” e “Creatures Of The Night“, si mantiene sempre sulla strada disegnata dai brani iniziali, portando l’album a concludersi così come era iniziato. Si rivela quindi nuovamente priva di idee la proposta del gruppo, che sembra essersi adagiata su un terreno comodo e conosciuto, in cui mancano echi e rimandi presenti nei due lavori precedenti, come gli echi Industrial-Metal presenti in “Smash Your Idol”, penultima traccia di “The Gathering“.
Un album sostanzialmente buono, con buoni momenti e soluzioni interessanti, ineccepibile dal punto di vista tecnico-esecutivo, ma decisamente carente sul piano compositivo, che spegne quasi subito l’entusiasmo per il ritorno del gruppo. A differenza dell’album precedente, dove le soluzioni erano ottime e l’album era molto piacevole anche dopo più di un ascolto, questo terzo disco, si rivela decisamente più piatto e ripetitivo in più punti, elementi che non invogliano l’ascoltatore ad immergersi più di una volta nelle storie che compongono l’album.
TRACKLIST:
- Dance With The Devils
- Join The Sabbath
- Heresy
- Witches Brew
- Headless Horseman
- The Black Oak
- Lucifer
- Voivode
- Curse Of The Waltz
- Devil Born
- Creatures Of The Night
Steva – Vocals and Performances
Frater Orion (The Necromancer) – Drums and scenographies
Sgt. Bones – Guitar
C-AG1318 (The Cyborg) – Bass and vocals
Alex van Eden (Alessio Lucatti) – Keyboard
The Red Witch – Performances
Anfitrite – Performances
WEB:
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