La risposta positiva del cervello al nostro brano musicale favorito è pressoché universale, a prescindere dal genere che ci piace ascoltare.
Mozart, Black Sabbath, Led Zeppelin, Rihanna o Lady Gaga non importa: quando ascoltiamo il nostro brano preferito, riportiamo tutti analoghe sensazioni, come il ricordo di esperienze personali dal forte contenuto emotivo, o pensieri che riguardano il nostro vissuto.
Ora i neuroscienziati hanno capito il perché: l’ascolto del genere musicale favorito, qualunque esso sia, attiva sempre uno specifico network di connessioni cerebrali, indipendentemente dal tipo di musica e dalla presenza o meno di parole nelle canzoni.
CERVELLI ALL’ASCOLTO.
Mentre l’ascolto di un brano musicale che non amiamo non genera nessuna emozione, sentir risuonare i pezzi di un gruppo che amiamo crea immediatamente un riflesso introspettivo. Questo è noto da tempo, ma le dinamiche neurali all’origine di queste sensazioni non erano ancora state indagate a fondo.
I ricercatori dell’Università del North Carolina, e della Wake Forest School of Medicine di Winston-Salem (USA) hanno esaminato le risonanze magnetiche funzionali (fMRI) di 21 volontari sottoposti all’ascolto di brani musicali di vario genere. In particolare, sono state analizzate le scansioni cerebrali prese in tre condizioni: l’ascolto di un pezzo del proprio genere preferito, di un pezzo del genere meno amato, e della propria canzone favorita in assoluto.
SOGNI AD OCCHI APERTI.
Le analisi hanno evidenziato che, quando si sente la propria canzone preferita, nel cervello si attiva una rete di aree cerebrali chiamata default mode network (DMN): un circuito importante per il lavoro mentale di introspezione e di elaborazione di piani, progetti e azioni, che funziona solitamente quando una persona è sveglia, ma a riposo (nei momenti, cioè, in cui possiamo lasciare la mente libera di vagare). Lo stesso circuito si disattiva temporaneamente quando ascoltiamo una canzone che non ci piace.
RECUPERO DEI RICORDI.
Non solo. Il nostro pezzo preferito sembra potenziare la connettività tra le regioni cerebrali che processano gli stimoli uditivi e l’ippocampo, una struttura cerebrale implicata nel consolidamento della memoria e delle emozioni sociali. Entrambe le condizioni si verificano indipendentemente dal genere cui appartiene la canzone preferita, e sia essa con o senza parole.
«Questi risultati possono spiegare perché persone che ascoltano brani molto diversi, come quelli di Beethoven, Metallica o Eminem, sperimentino gli stessi stati emotivi e mentali» commentano gli autori dello studio. I risultati potrebbero servire a impostare nuove forme di musicoterapia dirette, per esempio, a chi soffre di autismo.