Nemmeno i più abbottonati possono evitarlo: quando sentiamo il nostro pezzo preferito non riusciamo a stare fermi. Perché succede?
La musica è sicuramente connessa alle emozioni, e queste sono a loro volta connesse al movimento, tanto che la parola “emozione” significa proprio “muoversi verso”. Ora gli scienziati ne hanno le prove: l’elaborazione cerebrale della musica e del movimento è controllata da circuiti comuni. Per accertarlo, un gruppo di ricercatori del Dartmouth College (Usa) ha svolto uno studio su un campione di 50 studenti, divisi in due gruppi. Ai ragazzi è stato chiesto di associare le proprie emozioni (rabbia, felicità, tranquillità, tristezza e paura) alle note di un pianoforte (primo gruppo) oppure al movimento di una pallina animata (secondo gruppo). In entrambi casi, l’intensità della musica o del movimento era regolata da loro con un cursore.
La prima scoperta è stata che i due gruppi (sia quello che esprimeva le emozioni con la musica, sia quello che le segnalava con il movimento) avevano fissato i cursori quasi agli stessi livelli. I dati ricavati dagli americani sono poi stati paragonati a quelli raccolti su 87 abitanti di un villaggio in Cambogia. Anche lì, la posizione dei cursori è risultata quasi identica a quella Usa, evidenziando il coinvolgimento di un substrato neuronale comune: un linguaggio universale delle emozioni e l’idea del movimento legata a esse.