“Stay-Sic” rappresenta il primo vero tentativo degli Slipknot di scrivere una biografia personale completa, a dispetto delle altre basate su altre fonti come interviste sparse e interpretate di altri autori e scampoli di citazioni dette o non dette.
Il lavoro è firmato da Matteo Poli che, avvalendosi della consulenza del sito di Slipknot Italia, cerca di analizzare la storia della band dal punto di vista dei suoi fans e, considerando il fatto che l’autore è al suo esordio come scrittore e di mestiere non fa il giornalista, possiamo dire che è fatto anche piuttosto bene. Ricco di particolari interessanti. In termini assoluti, invece, ci sono delle imprecisioni strutturali riguardanti alcune questioni, tipo le loro influenze, mettendo erroneamente i Nevermore nella lista dell’allora nascente NU METAL. E in più è piuttosto carente di particolari quando tratta la questione degli esordi dei singoli componenti della band, probabilmente causato dal fatto che l’autore ha fatto tutto il lavoro in modo abbastanza casalingo, ed è un vero peccato perché da raccontare in quel senso ce ne sarebbe molto.
Nulla da eccepire per quanto riguarda la sua conoscenza della storia della band, sviscerata in maniera molto minuziosa, a cominciare dagli esordi a Des Moines, passando per gli incontri decisivi per il loro percorso di evoluzione (per esempio, Ross Robinson), fino alla dolorosa morte di Paul Gray.
Durante la lettura si viene letteralmente travolti da un turbinìo di emozioni che hanno sempre caratterizzato gli Slipknot e aiutano a comprendere di quali risorse e capacità ci siano al suo interno. Dalla caparbietà di Shawn Crahan nel portare avanti la propria visione musicale, dai rapporti interpersonali spesso difficili e da un mondo che da sempre, dai tempi dell’Iowa, pare andare contro alla band. Dei tanti aneddoti qui riproposti, vale la pena ricordare quello di Crahan che, a inizio carriera, rinunciò al posto di batterista per fare posto al ben più talentuoso Jordison e dimostrando così di anteporre gli interessi di gruppo ai suoi personali; cosa che ad esempio non ha saputo fare il cantante Anders Colsefini nei confronti di Corey Taylor qualche anno più tardi.
Poli racconta tutto utilizzando diversi stili di linguaggio, passando da analisi chiare e documentate a dialoghi romanzati, utilizzando spesso anche slang “popolani”, cercando a un certo punto una sorta di contatto diretto con il lettore ,creando però una certa confusione.
In compenso l’autore calca molto sulla “socio-psicopatia” di fondo degli stessi elementi, che si dimostra invece il segreto del loro successo, perché in fondo loro hanno sempre avuto una certa tendenza a fuggire dalla mediocrità del mid-west.
Questo lavoro è consigliato principalmente a chi pensa che gli Slipknot siano solo un fenomeno da baraccone, che sappiano solo fare rumore con un assoluta scarsezza di contenuti, a parte le parolaccie, quando invece il loro progetto musicale e le loro idee vengono portate avanti da molto prima che la stessa band diventasse famosa in tutto il mondo. Dimostrando una reale coerenza e una continua evoluzione senza però tradire i propri ideali. E chi li segue da allora lo sà. E oltretutto sono anche bravi a cavalcare il successo, nonostante le incomprensioni interne e i vari progetti paralleli, e lo dimostrano continuamente.
“Stay[Sic] – La Minaccia Generazionale Di SLIPKNOT”
autore: Matteo Poli
Anno: 2013
Editore: Chinaski Edizioni