Rolling Stones: 50 anni da “cattivi” del rock

Di solito, nei film, alla fine della storia il cattivo  muore. Stavolta no». Solo Keith Richards, con la sua voce rugosa e le parole masticate, poteva descrivere così la vicenda dei Rolling Stones. La straordinaria macchina di musica (e business) di Mick Jagger e compagni sta girando di nuovo a pieni giri: il 50° anniversario della band che ha contribuito a fondare la leggenda del rock è diventato l’occasione per mettere mano a un archivio che è una sorta di arca perduta per gli appassionati (nonchè il modo per evitare che il web sfili loro i soldi dalle tasche).
Dopo l’anteprima di Londra, tra maggio e giugno faranno una serie di concerti, nel Regno Unito e  negli Usa. In estate saranno gli headliner del festival di Glastonbury ma soprattutto, il 6 luglio, torneranno a suonare ad Hyde Park (un’altra data è già stata aggiunta visto che i biglietti sono andati esauriti in poche ore), dove il 5 luglio del 1969, tennero uno storico concerto davanti a 500 mila persone, due giorni dopo la morte di Brian Jones. Quel concerto fu il battesimo di fuoco di Mick Taylor, il formidabile chitarrista che sostituì Jones e firmò alcuni dei dischi fondamentali per la band, e l’intera storia del rock, prima di lasciare gli Stones «per tenere lontano la mia famiglia non dico da Keith ma dalla droga. Per questo sono sopravvissuto».
Ora al super cofanetto antologico «Grrr …» e alle edizioni de luxe con outtakes e dvd di «Exile on Main St.» e «Some Girls», si aggiunge «Crossfire Hurricane» («I Was Born In A Crossfire Hurricane» è il primo verso di «Jumpin’ Jack Flash»), un docufilm di Brett Morgen che oggi e domani sarà proiettato in 300 sale cinematografiche italiane, distribuito da Microcinema (al The Space Barilla Center alle 19 e alle 21,30, al Campus alle 19,15 e 21,40).
Raccontare 50 anni di Stones in due ore è impossibile se non si fa una scelta, anche per un autore come Morgen, grande firma del documentario creativo, premiato al Sundance, profondo conoscitore della musica e, sembra, ora al lavoro su un biopic su Kurt Cobain.
La prima scelta l’ha fatta la band: in puro stile Stones hanno chiesto che le interviste non fossero filmate. Dunque le voci sono fuori campo. Parlano tutti, anche i vecchi compagni dimissionari Mick Taylor e Bill Wyman, tra l’altro invitati a partecipare al giro di concerti del cinquantenario. Parlano ovviamente anche Ron Wood e, pochissimo come al solito, Charlie Watts, ma, soprattutto, parlano Jagger e Richards. Il parlato  fa da collante a due ore di immagini di repertorio che va dagli inizi al Marquee come band di cover blues fino a «Shine a Light», il film concerto di Scorsese  del 2008.
In casi del genere bisogna mettere da parte il fan che, per esempio, privilegia il periodo con Mick Taylor (i concerti di quegli anni sono al top dei collezionisti di bootleg) e seguire la scelta del regista. Che ha voluto essenzialmente raccontare un percorso di redenzione: dalla dannazione («I Beatles hanno scelto di fare i bravi. A noi restava la parte dei cattivi») al successo planetario. Morgen privilegia i primi vent’anni, quando progressivamente la band si trasforma in una sorta di nemico pubblico per la società (di mezzo c’è anche la tragedia di Altamont, con lo spettatore ucciso dagli Hell’s Angels mentre suonavano gli Stones), con i guai di Richards con l’eroina e l’arresto di Toronto, un evento che avrebbe potuto decretare la fine del gruppo che, grazie all’ingresso di Wood, è invece passato dal buio ai trionfi dello star system.
Le immagini di repertorio sono straordinarie, raccontano soprattutto la vita dietro le quinte del tour e dei concerti. E a giudicare da quello che si vede e si ascolta, che è solo un’infinitesima parte della verità, si capisce che la simpatia per il Diavolo è stata generosamente ricambiata.

(Paolo Biamonte-Gazzetta di Parma)

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