L’autunno della terra – Secondo capitolo firmato Siege per Spirit Of Agony

«Il tempo è giunto, il sole si è spento, è il giorno a cui non seguirà un domani. L’oscurità ha viaggiato attraverso il tempo e lo spazio, dal sangue versato a quello che marcisce nella carne, dalla brutalità della battaglia alla corruzione dello spirito. È veleno da assaggiare, è il male a cui cedere, è un demone rosso. Questo è il suono dell’ineluttabile. Questo è l’Assedio.»

Il progetto Siege nasce sul finire del 2011, e dopo pochi mesi viene pubblicato l’EP “Battle for the Skull of Steel” (andato esaurito in poco tempo e successivamente ristampato). Nella primavera del 2014 esce “Decay of Flesh“, primo album ufficiale, presentato nello storico Wizard Pub di Milano e portato sui palchi in occasione della prima edizione del Grave Party (festival che diventerà uno dei principali eventi estivi per la scena underground del Nord Italia). Dopo un’intensa attività live di supporto all’album, la band rilascia il singolo “Toxic Label“, contenente la cover dei Depeche ModePersonal Jesus“. A Gennaio del 2017 esce la prima parte di “Spirit of Agony“, concept suddiviso in due album. Il sound proposto dalla band è un Metal estremo, con una componente Death molto marcata alla quale si aggiungono Black e contaminazioni Thrash: «Ne risulta una musica figlia della rabbia, furia cieca votata alla distruzione e colonna sonora dell’ascesa dell’oscurità sul mondo, densa tenebra che dilania la luce.». La seconda parte del concept, vede la luce a Dicembre 2018.

Di primo acchito l’album sembra faticare nel decollo. Le premesse sono buone e la partenza semi-acustica dell’iniziale “One Last Question(oppure di“Eclipse”, terza traccia del disco, traccia strumentale che apre alla successiva “Mummified) introduce ottimamente il sound cupo e “malato” su cui l’album viene costruito, un muro sonoro che sembra appartenere ad un decennio passato: distorto, a tratti confuso, tagliato con l’accetta, aspro…  Ma il tutto si ferma a questo; la personalità dell’album non emerge come ci si aspetterebbe e mano a mano che l’ascolto procede si ha come la sensazione che la scelta di una produzione grezza faccia sì emergere la voglia di tenere vivo un genere nella sua forma più primitiva ma impiega pochi minuti a rendere l’ascolto ripetitivo e il carattere della band e la sua impronta non si rivelano in nessun modo e l’idea di un copia-incolla di soluzioni sonore e stili si fa sempre più marcato. Per ottenere un effetto almeno in parte contrario e vedere le sorti del disco risollevarsi giusto un attimo bisogna arrivare alla conclusiva “The Serpent King” dove la zampata della band riesce a fare capolino e le capacità esecutive e compositive finalmente si rivelano.

Un solo brano non basta a sovvertire le sorti di un disco piatto che non invoglia all’ascolto e spinge a cercare qualcos’altro. L’impronta sarà anche indirizzata a due stili (Black e Death Metal) conosciuti e per certi aspetti sdoganati, ma il desiderio di sentire un graffio più personale di una band c’è sempre e un muro sonoro, per quanto potente, che ricorda troppo altri gruppi fa crollare le quotazioni.

TRACKLIST:

  1. One Last Question
  2. Autumn Of Earth
  3. Eclipse
  4. Mummiefied
  5. Invoking Suffering
  6. Visceral Hater
  7. The Judge
  8. The Serpent King

LINE-UP:

Rob – Guitars / Vocals

Jesus – Bass

Angel – Drums

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