Oggi ci occupiamo della riscoperta di una band storica del Metallo Tricolore: i Gunfire.
La band nasce ad Ancona nel 1983 e nel 1984 rilascia il suo primo omonimo mini-LP (quattro tracce), al giorno d’oggi piuttosto raro e quotato. Nel 1986 la band si scioglie per riformarsi nel 2000 con la line-up originale, fatta eccezione per il batterista che viene sostituito da Marco Bianchella (The Dogma) e aggiungendo una seconda chitarra al comparto strumentale. Nel 2005 esce l’album “Thunder Of War” per l’etichetta tedesca Battle Cry. Nel 2014 viene rilasciato il full “Age Of Supremacy” licenziato dalla Jolly Rogers Records.
L’idea alla base del concept dell’album “Age Of Supremacy” è la storia dell’umanità che ha lasciato la terra da mille anni e si è divisa in due fazioni che hanno avuto una diversa evoluzione. I figli di Heron avevano costruito la “Citta della Luce“, un pianeta che è la base di una civiltà che vuole conservare la specie e a tal fine ha costruito macchine intelligenti che scandagliano l’universo a caccia di risorse. In un diverso quadrante si è evoluto e sviluppato il popolo di Mossh. Una grande incomprensione è alla base di una guerra fratricida che mette in contrapposizione i due popoli, una entità intangibile causa una forma di pazzia e mette a rischio le due civiltà le quali dandosi la colpa a vicenda vengono a scontrarsi. La storia non è basata sulla lotta tra il bene e il male, bensì sulla incapacità di comunicazione tra i popoli che in un lontano e ipotetico futuro, come spesso succede oggi, è causa di guerre e distruzioni.
Un concentrato di Power Metal e Speed Metal anni ’80 è l’impronta che ci accoglie fin dall’iniziale “Prelude” dove a dominare la scena sono le chitarre che si ergono con i loro intrecci melodici, carichi di pathos e poesia sul tappeto ritmico nettamente più moderno che rimanda ai tratti fantascientifici del concept dell’album. Overture strumentale a cui servono pochi movimenti per aprire la strada alla carica sonora di “War Extreme“, brano dal guitar-working solido fatto di riffs e assoli giunti direttamente dal decennio aureo del Metal così come la prova vocale di Roberto “Drake” Borrelli; sembra che il gruppo non si sia mai fermato o questo disco sia rimasto solamente chiuso nel cassetto aspettando che i tempi fossero maturi per poter essere fruito nella maniera migliore. La coppia d’asce formata da Luca Calò e Marcello Lammoglia scatena coinvolgenti duelli tra le due sei corde mentre la sezione ritmica formata da Michele Mengoni al basso e da Marco Bianchella alla batteria crea basi che enfatizzano voce e chitarre alternando repentine sfuriate ad intermezzi più cadenzati. Un crescendo sempre maggiore che trova il suo apice nella suite “Voices From A Distant Sun” che sembra segnare un confine tra la prima e la seconda parte dell’album, giocando maggiormente sull’emotività e la melodia, inserendo parti semi-acustiche ed effetti di chitarra che amplificano l’irruenza con cui la band sposta improvvisamente il tiro dalla melodia alla potenza destabilizzando l’ascoltatore ma trascinandolo senza fatica nella tempesta che si viene a generare per poi farlo nuovamente cadere tra spirali sonore più armoniose e delicate. Terminata questa parentesi più articolata la band, per il trittico conclusivo si lancia a perdifiato nello Speed/Power più immediato, con chitarre cristalline e ritmi puliti e netti senza scadere nell’auto-celebrazione o annoiando.
L’intuito e le conoscenze delle menti dietro alla Jolly Rogers Records stanno riportando in auge i pilastri della Scena Metal italiana facendo scoprire e riscoprire grandi nomi e grandi album.
TRACKLIST:
- Prelude
- War Extreme
- Man And Machine
- The City Of Light
- The Hammer Of God
- Voices From A Distant Sun
- The Wizard
- Superior Mind
- Fire In The Sky
- Exodus
LINE-UP:
Roberto “Drake” Borrelli – Vocals
Luca Calò – Guitar
Marcello Lammoglia – Guitar
Michele Mengoni– Bass
Marco Bianchella – Drums
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